Ecuador, Cina, Russia, Dubai, Messico sono solo alcuni dei luoghi in cui nel corso del tempo Federico Delrosso è stato invitato a partecipare a conferenze e convegni per presentare il suo lavoro e la filosofia che sta dietro all’esito formale dei suoi progetti. Incontriamo allora Federico Delrosso e Paola Romano, Cultural Content & Image Coordinator di Federico Delrosso Architects per parlarne, accolti nello Studio milanese dell’architetto.
Federico, il tuo è un percorso professionale poliedrico e fuori dagli schemi, architetto e designer ma anche autore di installazioni, come Purifying walk, entrata a far parte della collezione permanente del Museo Acqua Franca di Milano.
In che modo riesci a coniugare queste diverse attività nell’elaborazione di una relazione da presentare in un convegno?
Per quanto ogni occasione sia a suo modo unica, tutte le relazioni che presento nei convegni e nelle conferenze a cui vengo invitato, hanno come comune denominatore la mia storia professionale che io decido di raccontare attraverso parole e immagini.
Come è composto il pubblico delle conferenze a cui sei invitato in qualità di relatore e quale tipo di scambio intercorre tra voi?
L’audience è di solito costituita da studenti del settore, colleghi e addetti ai lavori.
Con gli studenti si crea una connessione particolare, io faccio loro dono del mio punto di vista mostrando una selezione dei miei lavori e più in generale comunicando la mia filosofia applicata ai progetti che ho sviluppato nel corso degli anni e da parte loro riscontro un apprezzamento che va anche oltre il momento del convegno. Con i colleghi invece tendiamo ad utilizzare l’occasione della conferenza per confrontarci su temi specifici.
A proposito di temi delle molteplici conferenze, quali tra questi hai sentito più vicino a te?
Sono molti, mi viene in mente l’invito ricevuto nel 2014 dalla Biennale di Architettura di Mosca dove ho presentato la conferenza dal titolo “Luce e Architettura”; un’occasione interessante che mi ha permesso di condividere quanto da anni pratico nel mio lavoro. La luce come componente essenziale dell’architettura, un materiale intangibile capace però di costruire lo spazio ed evocare una emozionalità potente.
In Messico invece, in occasione della Fiera internazionale ELA’/EDI Expo Design Interiorismo, il tema era l’architettura latina, seguendo questo tema ho quindi presentato un intervento e un’installazione sulla Domus Mediterranea.
Esperienze molto diverse tra loro, c’è un messaggio che le accomuna?
In ogni intervento il messaggio più importante che voglio trasmettere è la passione necessaria per svolgere questo lavoro. Passione che corrisponde alla capacità di trovare ispirazione dovunque e farlo fuori dai dogmatismi delle mode.
I trend nell’architettura e nel design hanno un ciclo più lungo rispetto a quelli nella moda che si bruciano in pochi mesi. Il flusso di movimento ad esempio dei materiali utilizzati può durare un decennio, non ha senso adagiarsi a quel che il mercato richiede in funzione di queste preferenze che costituiscono una zona di comfort controproducente.
Ogni scelta progettuale deve essere pregressa, filosofica, questo può voler dire che diverrà tendenza nei dieci anni successivi ma soprattutto testimonia una linea identitaria forte, il senso stesso di una ricerca fuori da qualunque dettame del mercato.
Solo così si è al servizio dell’architettura contribuendo a creare con passione un valore che resterà.
In effetti le architetture di Federico Delrosso sono fuori dalle mode e dai dettami del mercato, cosa ne pensi, Paola?
Tutti i progetti di Federico sono senza tempo, la sua è un’architettura fortemente connotata e questo partecipa a renderla contemporanea anche dopo 15 anni dalla realizzazione.
In più lo strumento che utilizza per fissare il tempo e contemporaneamente perderlo è la fotografia.
Federico fa scattare foto delle sue architetture rendendole così immuni dal trascorrere degli anni. Un uso ormai ventennale che sfugge anche stavolta alle mode del momento legate ai trend della comunicazione social o puramente visual: si tratta di un approccio al progetto che attraverso l’immagine viene fermato per sempre partendo dal suo evolvere fino alla realizzazione finale e infine alla riscoperta a distanza di anni.
Un prima e un dopo che attraverso gli scatti fotografici permette di ritrovare intatte nella loro straordinaria bellezza le sue architetture.
aprile 2018